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Laboratori e Storie Da Incubo

LA STORIA di Marta un tecnico di laboratorio

L'URL corto del presente articolo è: https://www.chizard.it/vtt4

Ciao

oggi ti voglio leggere un’altra storia della sezione appunto “Le Vostre Storie”, di persone che lavorano in laboratorio come te o che comunque sono a contatto con quelle che sono le cappe, cappe chimiche cappe biohazard e quindi i dispositivi di protezione collettiva

Allora questa la puoi trovare tranquillamente anche online se vuoi rileggerla puoi andare ad approfondire su questo link https://www.chizard.it/le-vostre-storie/ questa è Marta da Torino,12 marzo, avevo appena annunciato la sezione “Le Vostre storie”.

“Salve mi chiamo Marta e sono un tecnico di laboratorio, utilizzo le cappe da laboratorio praticamente da sempre già alle scuole superiori avevamo un laboratorio e lo usavamo ogni tanto

il professore mi sembrava preparato sicuramente era appassionato della materia e ha cercato di trasmetterci quante più informazioni possibili nel poco tempo che avevamo oggi mi rendo conto che probabilmente non era poi così preparato su come deve essere usata una cappa chimica

All’università abbiamo usato le cappe ma spesso essendo in molti lavoravamo anche sui banconi perché non vi era spazio sotto cappa per tutti, presi dalle lavorazioni sinceramente né io né i miei compagni ci siamo mai domandati nulla

c’erano anche i figli dei professori tra noi quindi questo rincuorava e mai avremmo pensato che potessero essere messi in pericolo quindi si lavorava a testa bassa.

Con il tempo mi sono resa conto che non eravamo molto diversi dalle cavie da laboratorio, chissà cosa ci stavamo respirando perché spesso e volentieri si sentivano puzze e capitava di alcuni ragazzi che versassero accidentalmente qualche sostanza

in realtà quello che mi preoccupava di più era il fatto che certe sostanze o meglio certi vapori si miscelassero tra loro dando origine a chissà cosa

gli anni sono passati e di episodi spiacevoli ne sono capitati eccome, persone che avevano giramenti di testa o irritazioni, alcuni si schizzavano con le sostanze e non essendo ben protetti si sono fatti male, versamenti accidentali, rottura di becker o beuta con sostanze chimiche

poi l’utilizzo del becco bunsen con riscaldamento delle sostanze chimiche e vapori che si diffondevano in tutta la stanza

mi ha sempre dato da pensare spesso ne usavamo anche alcune decine in contemporanea e l’aerazione nei laboratori di chimica non è il massimo della vita infatti si aprivano le finestre per far circolare l’aria e pulire un pochino i vapori che c’erano

mi ricordo ancora quando rientrando da una settimana di ferie o altro, entravo nei laboratori e avvertivo immediatamente degli odori strani

ho letto molti degli articoli che ho trovato su questo blog Chizard devo dire che ad alcune cose non avevo proprio pensato, certe abitudini consolidate nel tempo ma pericolose le ho cambiate fortunatamente, meno male

il grosso problema è che non ho mai sentito parlare nessuno di queste cose in un laboratorio, la cappa si accendeva e via era già pronta all’uso e funzionante, almeno questo è quello che ho sempre pensato e che mi hanno trasmesso negli anni di università,

andando a lavorare nelle aziende sinceramente non ho notato grandi differenze, attualmente lavoro per un’azienda che fa analisi di campioni che vengono ricavati su cantieri esterni di grandi aziende molto note.

 

Di seguito ti riporto il video relativo all’articolo.

[embedyt] https://www.youtube.com/watch?v=74crSy_UUFQ[/embedyt]

 

 

Utilizziamo grandissime quantità di diesel ad esempio, litri e litri che vengono analizzati con i fanghi di terreni, scaldiamo il diesel, benzene e i vapori generati sono tantissimi quindi lo facciamo sotto cappa ma per analizzarli, abbiamo dei microscopi che ci obbligano ad esporre il viso a questi vapori.

Purtroppo per lavorare bisogna scendere a compromessi e non si riesce a far capire agli amministrativi i rischi che corriamo ma che poi in fin dei conti corrono anche loro

perché questi vapori sicuramente si propagano nello stabile, anche perché i laboratori non sono in depressione quindi l’aria è libera di circolare dove vuole e anche se poi vengono aperte le finestre, i vapori vanno verso l’alto quindi se anche loro hanno delle finestre aperte sicuramente rischiano di respirarli.

Qualche volta utilizziamo delle mascherine, ma non sono sicura siano quelle corrette, questo è un altro problema, i dispositivi di protezione individuale che a volte non sono quelli corretti, perché sembrano molto leggere, approfondirò questa cosa perché darlo per scontato probabilmente mi fa correre dei rischi

Abbiamo delle cappe aspiranti chimiche che funzionano o meglio penso funzionino perché viene un’azienda a controllare che sia tutto ok e dopo qualche prova ci dicono che possiamo continuare a lavorare tranquillamente

Sempre leggendo questi articoli ho letto da qualche parte che le cappe funzionano se poi sono tarate sul reale utilizzo che ne viene fatto quindi mi chiedo come facciano queste cappe ad essere ok? Se poi nessuno ci ha mai chiesto che genere di lavoro eseguiamo sotto cappa

Scrivendo questa mia storia mi sto rendendo conto che effettivamente ci sono alcune domande al quale non ho mai dato una risposta.

Purtroppo si lavora sempre di corsa, il tempo è sempre poco e abbiamo carenza di personale quindi tutti dobbiamo fare un po’ di tutto, però mi prenderò del tempo per capire meglio se queste cappe stiano aspirando l’aria corretta o meno e se siamo tutelati lavorandoci

chiedere al responsabile sicurezza dell’azienda non mi aiuterebbe perché ne sa meno di noi di buon funzionamento delle cappe, quindi dovrò studiare io personalmente

poi magari aggiorno questa breve storia con quello che ho scoperto, sperando nel frattempo di aver migliorato la nostra condizione lavorativa con le cappe chimiche

non so se queste cose possono essere interessanti per qualcuno, sicuramente la mia storia non è molto diversa da molte altre, perché confrontandomi con i colleghi più o meno i percorsi sono simili e le conoscenze sulle cappe idem. Grazie.”

Ringrazio Marta da Torino, anche lei ha ricevuto il mio libro, la ringrazio per la storia, l’ottima descrizione, per aver portato anche la sua esperienza

che dire, ahimè sono cose che attualmente ancora vengono fatte, quindi problemi che ancora ci sono, errori che ancora vengono assolutamente gestiti male, ho letto tra le righe benzene, insomma stiamo parlando anche di sostanze cancerogene quindi  mi spaventano questi discorsi

io non sono praticissimo ma in queste analisi, da quello che ho capito tramite microscopi, uno deve andare sopra la sostanza che scaldata evapora, allora mi viene da pensare che probabilmente la cappa non è lo strumento idoneo

ecco perché l’analisi è sempre fondamentale in quanto la cappa per quanto vogliamo comunque all’interno ha un’aspirazione e non è detto che sia così efficace, magari potremmo andare ad intercettare direttamente

mi viene da pensare per aiutare Marta, ad intercettare con un’aspirazione localizzata direttamente dove deve creare questi vapori e deve analizzare prima che possa respirare

perché andremo ad intercettarlo prima che possa essere lei stessa a diventare un filtro umano, questo mi viene da pensare adesso così su due piedi

Grazie di nuovo!

Se tu ancora non l’hai fatto descrivi la tua storia vai su www.chizard.it nella sezione “Le Vostre storie”

Lascia la tua, descrivila metti quanti più dettagli possibili e sicuramente se inerente alla tematica quindi dispositivi di protezione collettiva, riceverai il mio libro sulle cappe senz’altro, ok?

Ti ringrazio e buona giornata

Ciao

Fabrizio Cirillo
Il Boss delle cappe

 

LA STORIA di Marta un tecnico di laboratorio
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